"...e in fine il piacere che si prova in gustare e apprezzare i propri lavori...non con altra soddisfazione di aver fatta una cosa bella al mondo; sia essa o non sia conosciuta per tale da altrui. (Giacomo Leopardi, Zibaldone 15 febbraio-15 aprile 1828)".

Amo aprire quella porta, entrare nella stanza e subito dopo richiuderla alle mie spalle. Amo farlo, anche quando la pigrizia mi trattiene o quando il senso del tempo che vola via mi invita a fare altro, inviandomi il messaggio che "altro" é sempre piú importante.
Amo i colori, gli odori, sedermi alla scrivania, accanto alla finestra. Amo la luce, che accende le tonalitá dell'azzurro, del verde, del rosso, amo i gialli, i viola, gli arancioni, l'arcobaleno dei ritagli e il girotondo dei fili di cotone.
Amo il silenzio, perché in esso affiorano le voci, i volti, i gesti di nuovi personaggi, i luoghi incantati dei paesaggi che affiorano dal moto divertito di un paio di forbici. Amo la colla a caldo, che fissa i particolari, gli occhi mobili, le coccinelle in legno, i fiori e le gemme preziose, cosí come amo i bottoni, i lacci, i nastri variopinti e il suono dei campanellini.
Amo le mie mani, mentre scelgono le pezze colorate, abbinano, ritagliano, assemblano, cuciono. La fatica del rilegare e la gioia della nascita di una nuova creazione.
Amo il suono delle campane tibetane alle quali affido la purificazone, perché chi riceverá il dono possa averlo puro e farlo suo fin dal principio.
Annagi

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